Riflessioni di periodo

(Ovvero l’importanza delle relazioni sociali durante la pandemia)

 

Grazie al contributo della psico-neuro-immunologia (PNI) possiamo oggi affermare con certezza  che i sistemi nervoso, ormonale e immunitario si influenzano a vicenda e che psiche e ambiente sociale hanno un effetto sull’attività immunitaria. In breve noi siamo esseri sociali. La carenza di relazioni interpersonali e la paura esistenziale del futuro hanno un effetto durevolmente negativo sulla nostra psiche e quindi sul nostro sistema immunitario. Pur comprendendo che il distanziamento sociale è una misura fondamentale per limitare i contagi, ci interroghiamo sugli effetti che avrà e che già si intravedono in una fase in cui avremmo proprio bisogno di contatti umani. Perché? Semplicemente perché un momento gioioso, come lo stare con un amico, migliora la risposta del sistema immunitario e quindi aumenta la nostra energia vitale. Imponenti eventi negativi per un tempo prolungato limitano invece il buon funzionamento del sistema immunitario, creando le condizioni ottimali per l’insorgere della malattia e aumentando così il rischio di infezioni virali di vario tipo, tra cui quella da COVID.

Le relazioni sociali sono a mio parere il principale fattore che influenza l’immunità. Cito liberamente dal libro di Lynne McTaggart  “Il Legame Quantico”:  …come la scienza più recente dimostra, il nostro bisogno irrefrenabile di relazione é…fondamentale. ... L’impulso fondamentale di tutta la vita è una volontà di connessione. … Gli esseri umani hanno bisogno di associazione anche solo per sopravvivere: quando siamo isolati gli uni dagli altri e da un senso di interconnessione, sperimentiamo il massimo stress e le più gravi malattie… .

Nella gestione globale della pandemia questo aspetto della vita umana dovrebbe essere tenuto in maggiore considerazione. Se ci sentiamo protetti e integrati nel nostro ambiente (famiglia, lavoro, amicizie, ecc.) possiamo contare su una mente più stabile, in grado di affrontare meglio lo stress a cui ci espone l’esistenza. Questa capacità di adattamento ci fa sentire che abbiamo ancora il controllo e il potere di autodeterminazione sulla nostra vita. Anche questa percezione è fonte di maggiore sicurezza e fiducia in noi stessi. Il lavoro di ricerca in ambito PNI conferma che persone socialmente ben integrate hanno una risposta minore allo stimolo stressorio, producendo meno ormoni dello stress. Il loro sistema immunitario funziona meglio, sono meno esposti a processi infiammatori, le loro cellule invecchiano a un ritmo più lento. In definitiva queste persone sono più sane.

L’effetto positivo sulla psiche ha una risonanza sino all’interno delle cellule e influisce in modo determinante sul sistema immunitario. Legami sociali soddisfacenti sono un balsamo su tutti i piani della nostra esistenza.

Lo stesso vale al contrario per eventi fortemente negativi. Un esempio: i traumi dell’infanzia, in particolare quelli relativi alle relazioni, hanno conseguenze drammatiche sullo sviluppo psichico e anche immunitario della persona e possono condizionare negativamente l’attività di questo sistema per tutta la vita.

Guardiamo ora il meccanismo della paura: la PNI ci dice che questa emozione, facendo aumentare il livello di cortisolo nel sangue, diminuisce la risposta immunitaria al virus. Quando la paura diventa cronica, il pericolo di ammalarsi per la popolazione coinvolta aumenta in modo massiccio. Ora, dopo un anno di panico mondiale da COVID, possiamo dire di aver a che fare con una paura collettiva cronica.

Il virus ha causato e causa tante vittime, ma la crisi che consegue su vasta scala a questa gestione della pandemia rischia di distruggere ancora più vite.

Pensiamo da un lato alle conseguenze immediate, sul piano sociale, delle procedure antiCOVID. Dall’altro a quelle nel lungo periodo per la società nel suo insieme, per l’economia, la cultura, l’arte. La chiusura delle scuole genera una pressione incredibile sulle famiglie, la disoccupazione porta a crisi familiari, a maggiore violenza tra le mura domestiche. Un amico psicologo mi raccontava di recente di quante persone avrebbero  bisogno di aiuto, ma non hanno la disponibilità economica per affrontare una terapia.

Nel modello bio-psico-sociale di cui mi avvalgo i fattori sociali e culturali hanno un’influenza maggiore sulla nostra salute di quelli biologici (p.es. geni, molecole e cellule). Nella medicina psicosomatica si considerano tutti i sistemi che hanno effetto sulla vita secondo una determinata gerarchia. In basso abbiamo atomi, geni, molecole, cellule, tessuti e organi, ossia tutto ciò che ha a che vedere con il nostro corpo materiale. Sul livello successivo troviamo aspetti quali la psiche, la comunità, la famiglia, l’appartenenza a una specifica cultura. Più in alto ancora abbiamo madre terra, le galassie, l’universo e il nostro legame spirituale con il macrocosmo.

Questo modo di considerare l’individuo si basa sul fatto che siamo esseri molto più complessi della nostra pura biologia. Se viviamo dei mutamenti importanti su un piano di complessità superiore, ciò si ripercuoterà anche sui piani sottostanti. Ciò significa che le relazioni sociali che intratteniamo hanno un effetto sulla nostra biologia, sino a coinvolgere il funzionamento delle nostre cellule.

La crisi dovuta al COVID ci costringe a riconsiderare la nostra visione dell’essere umano, a uscire dalla visione meccanicistico-riduzionista di una certa medicina, che ne considera solo l’aspetto puramente materiale, fisico-biologico. Se non lo facciamo, non saremo in grado di affrontare le sfide che già si delineano all’orizzonte, causate dalla reazione individuale a una pressione troppo forte e a una paura troppo potente e troppo prolungata nel tempo.

Questo virus ha una diffusione planetaria, domina da più di un anno le prime pagine dei giornali e influenza la nostra vita direttamente e indirettamente su tutti i piani immaginabili.  Dobbiamo riconoscere che ha raggiunto uno status di complessità tale da avere una valenza psicosociale ovvero un significato, come fattore di malattia, che non avrebbe mai avuto se non fosse associato al panico scatenato dai media, dalla medicina, dai governi. Se una persona che contrae il COVID ha dentro di sé una forte vibrazione di paura per questa malattia, la sua risposta sarà purtroppo indebolita e il decorso della malattia sarà più drammatico rispetto a quello di un'altra persona meno impaurita. Ciò non riguarda solo i gruppi a maggior rischio. Alcune persone con un forte sistema immunitario potrebbero soffrire a tal punto emotivamente da inibire proprio la risposta di quelle parti del sistema immunitario (le cellule killer naturali, i linfociti T e molti altri fattori) di cui avrebbero bisogno per combattere il virus.

E’ assolutamente necessario riportare la nostra attenzione sull’essere umano nella sua complessità, mettere in relazione ciò che otteniamo con l’isolamento e le conseguenze dell’isolamento. Ricreare momenti di condivisione, di vicinanza, offrire spazi di dialogo, di presenza amichevole alle persone intorno a noi. Un’esperienza bellissima che abbiamo fatto con il Centro Olistico Siena è stato l’incontro, all’inizio e per molti mesi giornaliero, tra persone che non si conoscevano ma volevano condividere il periodo di isolamento (anche se non in presenza), meditando e comunicando insieme.

 

Abbiamo bisogno di più responsabilità individuale nel comportamento e di meno controllo da parte degli organi preposti. Abbiamo bisogno di riprendere il diritto all’autodeterminazione e il controllo sulla nostra vita. Abbiamo bisogno di reinventarci, anche nella socialità. Abbiamo bisogno di attivare energie positive e di dire BASTA alla PAURA.  Abbiamo bisogno di una visione olistica della vita, di percepire come tutto è legato al tutto. Abbiamo bisogno di comunità spirituale, in grado di sostenerci nei momenti di crollo emotivo e di ricordarci in ogni istante chi siamo: ESSERI DI PURA LUCE, con un immenso potere di autoguarigione.